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Autore: admin

Il nostro programma spiegato a ModenaToday

Alcuni dei punti del nostro programma sono illustrati da Luca Teodori, il nostro candidato Presidente alle elezioni regionali in Emilia-Romagna con la nostra lista civica “Lealtà Coerenza Verità” in questo articolo pubblicato su ModenaToday il 31 ottobre 2024.

Siamo fortemente orientati alla sovranità monetaria, energetica, alimentare e alla libertà individuale.

Inoltre Luca Teodori pone l’accento sul potenziamento della sanità pubblica, sulla gestione responsabile del territorio e sul sostegno al commercio locale, offrendo una visione alternativa e “antisistema” per la regione.

Quali sono i punti di unione della lista?

Cosa l’ha spinta a candidarsi? Quali sono i punti di unione tra i candidati e i volontari della vostra lista elettorale?  

“Il nostro impegno è prima di tutto civico. Siamo una vera lista civica, abbiamo raccolto oltre 5.000 firme per poter partecipare a queste elezioni, stanchi del sistema partitico. È importante notare che altri candidati che si definiscono ‘civici’, come ‘Civici con De Pascale’ o ‘Rete Civica per Ugolini’, non hanno dovuto raccogliere firme grazie al supporto di consiglieri regionali, dimostrando così un legame con i partiti tradizionali. Di civico, quindi, hanno ben poco. Noi rappresentiamo veramente cittadini impegnati, completamente distanti dai partiti di sistema.

I temi che ci uniscono sono chiari. In primo luogo, il nostro impegno per la pace: siamo tutti fortemente a favore della pace. Un altro tema fondamentale è la libertà di scelta, e ci opponiamo a qualsiasi forma di obbligo vaccinale. Infine, crediamo fermamente nella sovranità, che decliniamo in sovranità monetaria, energetica e alimentare, aspetti che si riflettono in modo concreto nei punti del nostro programma.”

Il nostro approccio diverso per la gestione della Sanità Pubblica

La sua candidatura mette al centro il tema della sanità, ma con un approccio molto diverso dagli altri. Può approfondire quali sono i vostri punti principali in questo ambito?  

“Prima di tutto, non avremmo acquistato ulteriori 500.000 dosi di vaccino Covid. Riteniamo invece fondamentale avviare studi comparativi tra persone vaccinate e non vaccinate, sia nella fascia pediatrica che in quella adulta, per fare chiarezza sugli effetti a medio e lungo termine dei vaccini Covid. Siamo preoccupati dal fatto che, a nostro avviso, le persone vaccinate potrebbero presentare un maggior numero di patologie nel tempo.

Inoltre, crediamo che sia necessario aumentare i fondi per la sanità pubblica, ridurre i tempi delle liste d’attesa e assumere più medici per contrastare la grave carenza di personale che il sistema sanitario sta affrontando. È inaccettabile che si faccia sempre più affidamento su cooperative per coprire le carenze di personale medico. È prioritario anche investire nei servizi sanitari locali, garantendo la piena operatività dei pronto soccorso. Troviamo scandalosa, ad esempio, la proposta di ridurre a mezza giornata l’apertura del pronto soccorso a Scandiano. Riteniamo inoltre essenziale mantenere i punti nascita nei territori, senza ridurre questi servizi fondamentali.”

Che ne pensa invece dei Cau e del Fine Vita?

“I Cau rientrano in quei progetti dell’Agenda 2030 ispirati dalle linee europeiste e supportati dal Pnrr, ma a nostro avviso si tratta di un fallimento. Per quanto riguarda il fine vita, sosteniamo la libertà di scelta per ogni persona. È fondamentale che non ci sia accanimento terapeutico, ma allo stesso tempo ci opponiamo all’idea di un’eutanasia di Stato. Abbiamo visto che nei paesi dove questa pratica è legale, si è verificato un preoccupante aumento dei casi di richiesta di suicidio assistito, legati non solo a problematiche mediche, ma anche sociali, economiche e psicologiche. A questo, noi diciamo fermamente no, perché difendiamo il valore della vita.”

Cura e manutenzione del territorio

Passando al tema ambiente, in particolare alle alluvioni, quali errori pensa che il centrosinistra abbia commesso negli ultimi anni? Cosa propone come alternativa?  

“Noi proponiamo soluzioni semplici e concrete, come la manutenzione dei corsi d’acqua, la rimozione delle alberature lungo i fiumi, la pulizia degli alvei e la creazione di bacini. Alcuni interventi possono essere fatti rapidamente, altri richiedono una pianificazione a lungo termine, ma è evidente che non c’è stata programmazione. L’anno scorso sono esondati oltre 20 corsi d’acqua tra fiumi e torrenti, e quest’anno le esondazioni si sono ripetute, anche negli stessi punti. Questo non è un caso isolato, ma il segnale di un sistema che è in crisi.

Mentre alcuni continuano a scaricare la responsabilità tra governo centrale e regionale, noi ci distinguiamo dai partiti di sistema per le nostre soluzioni. Rifiutiamo la proposta di un’assicurazione obbligatoria per le attività produttive, che porterebbe alla deindustrializzazione di intere aree dell’Emilia e della Romagna. Anche l’idea di assicurazioni obbligatorie per le abitazioni è inaccettabile. Inoltre, respingiamo totalmente la proposta di delocalizzare abitazioni e attività. Stato e Regione devono assumersi la responsabilità di garantire la manutenzione del territorio, non chiedere alle persone di abbandonare le loro case e attività.”

Per quanto riguarda la cementificazione, il sindaco Lepore ha parlato della necessità di rivedere la legge urbanistica regionale, ormai obsoleta. È d’accordo? Quali sarebberosecondo lei, i punti più importanti da modificare e le novità da introdurre?  

“Abbiamo un esempio virtuoso da seguire nella provincia autonoma di Bolzano, dove, nonostante un aumento della popolazione dal 1960 a oggi, non si è verificato un incremento della cementificazione. Questo territorio ha saputo mantenere un equilibrio tra la crescita demografica e il rispetto per l’ambiente e il territorio. Non dobbiamo cercare modelli esterni, ma piuttosto valorizzare e recuperare il patrimonio immobiliare esistente.”

NO alla città 30

Quali sono le sue battaglie principali in tema di mobilità? E come giudica la scelta di Bologna di introdurre la città 30? Ritiene che questo modello possa essere applicato su scala più ampia, magari in tutta la Regione?

“Siamo totalmente contrari alla ‘Città 30’, che consideriamo un’assurdità dettata da logiche sovranazionali, mirate a limitare la mobilità delle persone in nome di una presunta riduzione dei consumi di carbonio. Questo fa parte di una strategia di controllo che si spinge oltre il Green Pass, applicando restrizioni basate sui consumi individuali di carbonio, sia attraverso la mobilità che i consumi personali. È una misura che non ha origine né nella nostra regione né nella nostra nazione, ma proviene da direttive europee.

Troviamo preoccupante che quasi tutti i partiti di sistema supportino questo progetto. Siamo contrari non solo alla ‘Città 30’, ma anche alle politiche che vessano continuamente gli automobilisti attraverso un eccessivo uso di autovelox e multe, che servono più come tassa occulta che come strumento di sicurezza. Inoltre, ci opponiamo alle restrizioni sulla mobilità basate sulle classi di emissioni dei veicoli Euro 4, Euro 5, Euro 3. È inaccettabile che la Regione Emilia-Romagna penalizzi i proprietari di auto più vecchie con tasse e bolli più elevati, quando il vero problema è la mancata manutenzione del territorio. Proponiamo di abolire tutte queste misure legate alle classi di emissione dei veicoli e alle restrizioni sulla mobilità.”

Sovranità monetaria con introduzione della moneta regionale

Nel suo programma fa riferimento a una “moneta regionale”. Di cosa si tratta e come pensa di implementarla? Che ruolo avrà l’Europa in tutto questo? Nel proprio programma ha inserito la priorità dell’uso del denaro contante, ci spieghi.

“La nostra posizione è chiara: il contante deve essere tutelato, proprio come abbiamo criticato l’idea che chi non era vaccinato fosse considerato un pericolo per la salute pubblica. Allo stesso modo, sostenere che chi usa il contante sia automaticamente un evasore fiscale è un’assurdità ideologica. Dobbiamo interrompere questa logica punitiva che limita la libertà individuale. Per noi, il contante rappresenta una garanzia di libertà, e difenderemo con forza questa posizione.

La guerra al contante rientra in politiche di controllo globale, come l’idea di una moneta emessa dalle banche centrali, che potrebbe essere soggetta a restrizioni. In risposta, proponiamo l’introduzione di una moneta regionale di base, emessa direttamente dalle Regioni sotto forma di crediti, che potrebbero essere utilizzati per pagare i servizi regionali, come tasse o imposte. Questa moneta sarebbe slegata dalla speculazione internazionale e dagli interessi. Un’idea simile fu pensata da Aldo Moro negli anni ’70 con l’emissione delle 500 lire di Stato, libere dai vincoli della politica monetaria internazionale.”

Mi faccia capire, questa moneta regionale consiste in dei punti di credito?

“La Regione può emettere una moneta o dei certificati che i cittadini e le imprese potranno utilizzare per pagare le imposte e le spese regionali, come il bollo auto o i costi sanitari. Questa moneta regionale sarebbe emessa senza dover pagare interessi, a differenza dell’Euro, per il quale il nostro Stato, avendo ceduto la sovranità monetaria, paga interessi alla Banca Centrale Europea. La BCE, infatti, non fornisce la moneta direttamente agli Stati, ma la distribuisce attraverso banche o istituzioni finanziarie che ne traggono profitto.

Questo sistema è parte di un più ampio meccanismo di speculazione finanziaria internazionale. Se non comprendiamo questo funzionamento, è difficile capire perché l’Euro, una moneta a cambio fisso, non riflette adeguatamente la realtà economica del nostro Paese. L’Euro, infatti, risente delle dinamiche speculative che lo regolano a livello internazionale.”

Cosa proteggerà questa moneta dalla speculazione internazionale?

“L’aumento della massa monetaria senza il pagamento di interessi è un tema chiave. Ci viene spesso detto che mancano i fondi per pulire i fiumi o mettere in sicurezza il territorio, ma la verità è che i soldi ci sono. Il problema sta nel fatto che sono loro a decidere come usarli, a decidere su quali interessi pagare, e quale Stato aiutare o meno, come abbiamo visto con la Grecia sotto la Troika.

I fondi destinati al PNRR vengono prioritizzati per la digitalizzazione, lasciando per ultimi settori cruciali come la sanità. Anche per la manutenzione del territorio e la sicurezza dei fiumi si tirano in ballo regole europee e il patto di stabilità, come se non ci fossero risorse. Ma tutto questo è un sistema ideologico che avvantaggia chi gestisce il denaro e trae profitto dagli interessi.

Il denaro esiste e viene creato, non è più vincolato come una volta. La decisione su quanta moneta mettere in circolazione è presa dalle banche centrali, che non rispondono a nessun governo. Chi controlla il flusso di denaro ha un potere enorme, totalmente scollegato dal controllo democratico dei cittadini.”

No all’esposizione elettromagnetica della nuova tecnologia del controllo

Parlando di digitalizzazione, a cui lei sembra avverso, vedo che in agenda ha anche la moratoria delle reti 5g. Cosa intende?

“Il 5g non è semplicemente un’evoluzione del 4g, ma rappresenta una tecnologia completamente nuova, progettata per gestire enormi quantità di dati, strettamente legata all’intelligenza artificiale, la quale richiede enormi quantità di energia. Ad esempio, l’Islanda ospita molti server di intelligenza artificiale grazie alla sua abbondante produzione energetica, evidenziando l’immenso consumo che queste tecnologie richiedono. L’intelligenza artificiale e il 5g non sono solo strumenti tecnologici, ma elementi che potrebbero essere utilizzati per esercitare controllo e monitoraggio su larga scala.

Di recente, le soglie di esposizione elettromagnetica sono state aumentate, con un incremento esponenziale dei valori. Anche l’intervallo di monitoraggio è cambiato: a livello internazionale, le misurazioni vengono effettuate ogni sei minuti, mentre in Italia il controllo avviene su base giornaliera, il che porta a momenti di esposizione più elevata durante alcune ore del giorno. Questo potrebbe rappresentare un pericolo per la salute pubblica, ma è comunque funzionale alla gestione dei grandi volumi di dati richiesti da queste tecnologie. Il 5g, dunque, non è solo uno strumento per migliorare la qualità del digitale, ma potrebbe essere parte di un sistema di controllo delle persone. Invece di espandere ulteriormente il digitale, dovremmo cercare di tornare a un maggiore contatto umano.”

Immigrazione e LGBT

E sul tema immigrazione e diritti lgbt cosa proponete?

“Sull’immigrazione clandestina, riteniamo che stia diventando un problema sempre più serio. Negli ultimi anni, la Regione ha aperto più centri per accogliere migranti, mentre alcuni pronto soccorso sono stati chiusi, con conseguenze negative evidenti. Inoltre, stiamo assistendo a un aumento della criminalità legata a questo fenomeno, un tema che viene evitato perché si preferisce concentrarsi sull’estensione del diritto di voto e della cittadinanza, con potenziali conseguenze politiche rilevanti, specialmente in un sistema elettorale maggioritario come il nostro. Anche l’Emilia-Romagna è diventata un crocevia per lo spaccio e vi sono aree del territorio dove i cittadini si sentono sempre più insicuri.

Per quanto riguarda la libertà, la sosteniamo in ogni ambito, inclusi i diritti individuali e l’affettività delle persone adulte, che devono poter vivere le proprie scelte sessuali in piena libertà. Tuttavia, siamo contrari alla diffusione dell’ideologia Lgbt e gender nelle scuole, specialmente quando si tratta di temi come la fluidità sessuale, la propaganda sull’utero in affitto o l’uso di farmaci per interrompere la pubertà. Riteniamo che questi argomenti debbano riguardare esclusivamente gli adulti e che non debbano entrare nelle scuole. Vogliamo trasparenza sui corsi finanziati dalla Regione Emilia-Romagna e pretendiamo che le famiglie siano informate e diano il loro consenso.”

Vi opponete solo ai temi Lgbt o anche all’educazione sessuale in generale?

“Dipende dall’età, ho sentito di corsi per la masturbazione fatti a bambini di 5 anni, ecco un conto è farli a degli adolescenti, un altro è farlo alle scuole materne.”

Sostegno alle attività locali

Il tema della sicurezza nelle città è molto sentito dai cittadini. Come può la Regione contribuire in modo concreto?  

“Una delle prime misure che riteniamo fondamentali è sostenere le attività commerciali locali. La presenza di negozi non solo favorisce l’economia, ma contribuisce anche alla socialità e al miglioramento dell’ambiente urbano. Purtroppo, il commercio tradizionale viene spesso penalizzato e stigmatizzato, come se i commercianti fossero automaticamente associati all’evasione fiscale.

Negli ultimi anni, circa il 25% delle attività commerciali ha chiuso i battenti in Emilia-Romagna, una regione che dovrebbe essere prospera. Questa tendenza è iniziata nei piccoli centri ma si è estesa anche alle città più grandi, come Bologna, Reggio Emilia, Modena e Ferrara. Crediamo che la presenza di un negozio aperto, con una vetrina illuminata, non sia solo una questione economica, ma contribuisca anche alla sicurezza e alla vitalità delle città. Anche un gesto semplice come mantenere vive le attività commerciali può avere un impatto significativo sulla comunità.”

Risolvere il problema delle abitazioni

La crisi abitativa è una questione cruciale. Quali provvedimenti ritiene necessari per affrontarla in modo efficace?

“Sul fronte abitativo, non c’è bisogno di inventare nulla di nuovo: nella Prima Repubblica, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, fu attuato un grande piano casa che permise di costruire oltre 350.000 abitazioni. In alcuni periodi, si riusciva a realizzare 2.000 case a settimana, coinvolgendo 40.000 lavoratori. Questo dimostra che, se è stato possibile allora, lo è anche oggi.

La carenza di fondi è solo una scusa. Quando si investe in opere reali e concrete, come case o infrastrutture, ciò non provoca inflazione. L’inflazione cresce solo quando la produzione di beni diminuisce e aumenta la massa monetaria. Ma se utilizziamo il denaro per produrre case, per migliorare la produzione industriale e mettere in sicurezza il territorio, non facciamo altro che creare lavoro e benessere.”


Elezioni regionali Emilia Romagna. Intervista a Luca Teodori, candidato “antisistema” in Emilia Romagna
https://www.modenatoday.it/politica/luca-teodori-intervista-candidato-regionali-2024.html

Alimentare la paura per imporre i vaccini: il caso Lorenzin e la lezione di Bruno Vespa

Intervento di Luca Teodori a Porta a Porta – Roma, 15 settembre 2022

La domanda di Bruno Vespa e il caso Lorenzin

Durante un’intervista televisiva, il giornalista Bruno Vespa mi rivolse una domanda tagliente: “Lei sostanzialmente sta dicendo che Beatrice Lorenzin, pur sapendo che non era vero che ci fossero 240 morti in Inghilterra (ndr 270), ha detto volontariamente una bugia per indurre…”. Vespa colse perfettamente il punto della questione, un’intuizione che ogni italiano dovrebbe fare propria. Il messaggio, chiaro e diretto, è che si puntò a alimentare la paura per imporre i vaccini.

La strategia della paura: dal 2014 ai vaccini Covid

Quello che accadde tra il 2014 e il 2018, con il caso delle presunte morti in Inghilterra utilizzato per giustificare campagne vaccinali, rappresenta solo la prima fase di una strategia che si è poi ripetuta con i vaccini Covid tra il 2020 e il 2022. Il caso delle dichiarazioni di Lorenzin, all’epoca Ministro della Salute, esemplifica come il ricorso alla paura possa essere uno strumento potente per orientare l’opinione pubblica e condizionare le scelte sanitarie.

Paura e consenso: una tecnica per orientare la popolazione

Questa strategia basata sulla paura si rivelò efficace nel plasmare il consenso e nel promuovere una linea vaccinale che non ammetteva obiezioni. Creare allarme, spingere le persone verso decisioni non completamente consapevoli e, infine, ottenere un consenso passivo rappresentano tecniche per indirizzare le scelte individuali. Il caso Lorenzin dimostra come la paura sia stata impiegata in modo mirato per promuovere specifiche campagne sanitarie.

Una lezione da ricordare per il futuro

La domanda di Vespa riporta alla luce un tema importante: il bisogno di trasparenza e responsabilità nella comunicazione sanitaria. Alimentare la paura per promuovere campagne di massa non solo mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, ma solleva interrogativi etici su come gestire l’informazione in periodi di emergenza. Riflettere su questi episodi ci invita a chiedere maggiore onestà e chiarezza nelle scelte politiche e sanitarie.

Vaccini e mortalità Covid: la verità nei numeri

Intervento di Luca Teodori a Porta a Porta – Roma, 15 settembre 2022

La domanda di Bruno Vespa e l’efficacia dei vaccini

Durante un’intervista televisiva, Bruno Vespa mi pose una domanda diretta: “Quindi secondo lei i vaccini non servono a niente?”. La mia risposta si basò su un principio fondamentale: portare la verità dei dati. Utilizzai numeri ufficiali per spiegare una realtà diversa da quella comunemente diffusa, mettendo in luce un quadro che dovrebbe far riflettere su cosa sia realmente accaduto con la campagna vaccinale.

I dati sui decessi e l’efficacia della vaccinazione

Analizzando i numeri, emerge una verità sconcertante. Nel luglio 2020, i morti per Covid erano 187. Due anni dopo, nel luglio 2022, nonostante l’ampia diffusione del vaccino, il numero di morti era salito a 3.798. Inoltre, secondo il report dell’Istituto Superiore di Sanità di luglio 2022, il 70% dei deceduti erano persone che avevano ricevuto tre o quattro dosi di vaccino. Questi dati sollevano una domanda inevitabile: a cosa è servito vaccinare decine di milioni di italiani se il numero di decessi tra i vaccinati è rimasto così alto?

L’incidenza di mortalità tra i quattro volte vaccinati

Un dato particolarmente significativo riguarda i quattro volte vaccinati. Sebbene rappresentino solo il 2% della popolazione, costituiscono il 12% dei decessi. Questo significa che l’incidenza di mortalità tra chi ha ricevuto quattro dosi è estremamente superiore rispetto alla media della popolazione. Di fronte a numeri simili, è lecito chiedersi se l’elevata copertura vaccinale abbia effettivamente avuto l’impatto sperato sulla riduzione della mortalità.

Riflessioni sui dati e sulle scelte sanitarie

Questi numeri non intendono demonizzare la campagna vaccinale, ma piuttosto stimolare una riflessione sulla gestione dei dati e delle strategie sanitarie. Comprendere l’effettiva efficacia delle dosi multiple e valutare con maggiore attenzione i risultati a lungo termine diventa cruciale per prendere decisioni informate in futuro. La trasparenza e l’analisi critica dei dati sono fondamentali per garantire che le scelte sanitarie siano realmente al servizio della salute pubblica.

Italia e sovranità perduta: trent’anni di scelte politiche contro il popolo

Intervento di Luca Teodori a Porta a Porta – Roma, 15 settembre 2022

La crisi di sovranità e il fallimento politico

Da oltre trent’anni, la classe politica italiana sembra tradire costantemente il popolo. Dal 1989, con la caduta del Muro di Berlino, l’Italia ha gradualmente ceduto la propria sovranità energetica e monetaria, diventando sempre più vulnerabile alle dinamiche della finanza internazionale. In questi decenni al potere si sono alternati governi di ogni schieramento, ma il risultato è stato costantemente lo stesso: fallimento economico e perdita di indipendenza.

Le influenze internazionali e la perdita di autonomia

Tra OMS, UE, FMI e NATO, la sovranità italiana è stata in parte ingabbiata. Le decisioni cruciali che riguardano il benessere e l’indipendenza del Paese vengono spesso dettate dall’esterno, limitando le scelte autonome dell’Italia. Questa situazione impone una riflessione su chi realmente detenga il potere e su quanto il popolo abbia voce nelle questioni fondamentali.

La moneta a debito e l’impatto sui cittadini

Un aspetto cruciale della perdita di sovranità riguarda l’economia e la gestione della moneta a debito. Questa situazione porta il Paese a un continuo indebitamento, con conseguenze pesanti sia per le imprese che per i cittadini. L’aumento dei tassi d’interesse, infatti, aggrava ulteriormente la condizione economica, rendendo difficile per le famiglie e le aziende affrontare spese e investimenti. Questo meccanismo, oltre a indebolire il potere d’acquisto, aumenta la dipendenza dell’Italia dalle istituzioni finanziarie estere.

Una scelta da fare per il futuro

Di fronte a una situazione in cui la sovranità nazionale è limitata e il debito cresce, appare evidente che sia necessario riconsiderare le alleanze e le scelte economiche. Restare in compagnia di chi impone vincoli che danneggiano il Paese non sembra più sostenibile. Un percorso di ripresa richiede maggiore autonomia e decisioni che puntino realmente al benessere e all’indipendenza del popolo italiano.

Campagna vaccinale: quando le promesse di libertà e gratuità si scontrano con la realtà

Intervento di Luca Teodori a Non è l’Arena. Trieste, Piazza Unità d’Italia. 20 ottobre 2021

Il primo intervento pubblico e la questione politica sollevata

Durante il mio primo intervento in una trasmissione nazionale, posi subito una questione politica fondamentale: l’incoerenza tra ciò che il Parlamento aveva stabilito e ciò che poi venne effettivamente messo in pratica riguardo alla campagna vaccinale anti-Covid. Il 2 dicembre 2020, in occasione delle comunicazioni del ministro Roberto Speranza al Senato della Repubblica, venne approvata da 255 senatori su 258 presenti, con consenso trasversale tra tutti i gruppi politici, una mozione che garantiva tre punti cardine: la campagna vaccinale sarebbe stata gratuita, informata e libera.

La realtà dei fatti: profitti farmaceutici e libertà d’informazione limitata

Quello che seguì nei mesi successivi, però, smentì le promesse iniziali. Lo Stato, anziché preservare il principio della gratuità come garanzia di equità, favorì profitti enormi per le case farmaceutiche, che accumularono guadagni miliardari grazie ai fondi pubblici destinati ai vaccini. Inoltre, la libertà di informazione fu limitata: il dibattito pubblico sui vaccini rimase, dal marzo 2020 fino al luglio 2021, praticamente a senso unico. Le voci critiche vennero oscurate o ridotte al silenzio, in nome di una narrazione univoca che mirava a spingere verso la vaccinazione di massa senza lasciare spazio a dubbi o alternative.

Da libertà a obbligo: un cambio di rotta nella gestione della campagna

Anche il principio della libertà venne rapidamente accantonato. Quella che doveva essere una scelta consapevole e volontaria divenne, di fatto, una scelta obbligata. Con l’introduzione di certificati, restrizioni e obblighi, molte persone si trovarono costrette a vaccinarsi per non perdere l’accesso a spazi pubblici, opportunità di lavoro e libertà di movimento. L’imposizione dell’obbligo, mai previsto nella mozione iniziale, segnò un drastico cambio di rotta.

I segnali premonitori: il dibattito in Senato e l’intervento dei militari

È interessante notare che già durante il dibattito in Senato emerse la prospettiva di un intervento delle forze militari per accelerare la campagna vaccinale, ancor prima della nomina del generale Figliuolo a commissario straordinario. Inoltre, il Senato fu informato dell’eventualità di una vaccinazione obbligatoria per i cittadini più riluttanti, che costituivano circa il 37% della popolazione. Una parte dei “parlamentari sovranisti” espresse preoccupazioni riguardo al ritardo dell’Unione Europea rispetto alla Gran Bretagna nel rendere il vaccino disponibile su larga scala.

Un bilancio critico sulla gestione della campagna vaccinale

Questo confronto con altri Paesi europei e con il Regno Unito rappresenta un altro capitolo complesso, in cui l’efficacia della gestione vaccinale viene messa in discussione, sollevando interrogativi su una campagna che, da iniziativa di salute pubblica, si trasformò in un’esperienza di controllo e limitazione della libertà individuale. Riflettere su queste discrepanze invita a interrogarsi sul valore del dibattito parlamentare e sulla necessità di garantire che le promesse fatte ai cittadini trovino riscontro nella realtà dei fatti.

Vaccini, immunità naturale e trasparenza: le verità ignorate nella gestione della campagna

Intervento di Luca Teodori a Non è l’Arena. Ferrara, Piazza Trento Trieste. 03 novembre 2021

La questione dei vaccini e i dati scientifici ignorati

Avendo chiaro fin dall’inizio che i vaccini non fossero efficaci nel limitare i contagi, e considerando i potenziali danni estremamente elevati, posi con fermezza la questione durante il mio intervento. Sottolineai, inoltre, l’importanza dellimmunità naturale, evidenziando come fosse, secondo i dati scientifici già riportati da vari organi di informazione, molto più efficace e duratura. Questo principio, che storicamente è stato riconosciuto nella medicina, è stato messo in secondo piano in favore di una campagna vaccinale di massa.

Le assurdità nella sperimentazione e il ruolo del British Medical Journal

Fin dall’inizio, era evidente che esistessero delle criticità nei processi di sperimentazione per l’autorizzazione dei vaccini. Già nel dicembre 2020, l’autorevole British Medical Journal denunciò queste anomalie, mettendo in luce aspetti poco chiari nella metodologia sperimentale. In particolare, una delle assurdità più grandi fu l’eliminazione del gruppo placebo nelle sperimentazioni cliniche, un passaggio che lasciò enormi lacune nell’analisi degli effetti dei vaccini sulla salute, soprattutto per quanto riguarda gli impatti a medio e lungo termine. Senza un gruppo placebo, è impossibile ottenere dati comparativi e precisi su potenziali effetti collaterali nel tempo.

Il rischio per la salute pubblica e la trasparenza dei dati

L’eliminazione del gruppo placebo non è solo una questione tecnica, ma rappresenta un serio rischio per la salute pubblica. Se si fossero mantenuti i gruppi di controllo, si sarebbe potuto avere una visione chiara degli effetti a lungo termine del vaccino, permettendo di gestire la campagna vaccinale con una maggiore trasparenza. Ignorare l’immunità naturale e promuovere una campagna vaccinale senza basi scientifiche solide è stato un approccio pericoloso, che non ha considerato le conseguenze sul benessere delle persone.

Le reazioni e il video che documenta i fatti

Le reazioni a queste considerazioni non si fecero attendere, come si può vedere nel video disponibile nella nostra sezione. Nel video si può osservare come, di fronte a queste domande scomode, le risposte furono evasive e le reazioni tese a minimizzare la questione della sicurezza e dell’efficacia. Questo video rappresenta una testimonianza importante, che mostra come il confronto aperto sia stato spesso evitato, e come il dibattito scientifico sia stato orientato verso una narrazione unica.

Riflettere sulle scelte fatte e imparare dagli errori

Questa esperienza evidenzia l’importanza di valutare con attenzione le scelte sanitarie e di garantire che la sperimentazione clinica rispetti standard di trasparenza e rigore. Riflettere su questi temi ci permette di comprendere meglio la necessità di un approccio equilibrato, che non trascuri l’efficacia dell’immunità naturale e la tutela della salute. Le criticità emerse, e le reazioni documentate, devono servire da insegnamento per il futuro, affinché la scienza rimanga un campo di confronto aperto e non uno strumento di consenso imposto.

Decessi Covid e vaccini: le verità nascoste dei dati pubblici

Intervento di Luca Teodori a Non è l’Arena. Bologna, Piazza del Nettuno. 17 novembre 2021

I dati sui decessi tra i vaccinati

Fui tra i primissimi a denunciare, durante una trasmissione televisiva nazionale, che la maggioranza dei decessi per Covid – circa il 55% – riguardava persone vaccinate. Non si trattava di una scoperta segreta, poiché questo dato era pubblico e facilmente accessibile a chiunque consultasse le tabelle settimanali dell’Istituto Superiore di Sanità. La sorpresa dei presenti in studio, incluso Giletti, fu evidente, e la reazione è documentata nel video disponibile.

L’importanza della trasparenza nei dati pubblici

Questa esperienza ha evidenziato come informazioni fondamentali per la salute pubblica possano rimanere nell’ombra, anche quando sono pubbliche. Il dato sui decessi di persone vaccinate, in teoria accessibile a tutti, fu ignorato per lungo tempo, evidenziando un problema di trasparenza e accesso alle informazioni. Spesso, anche le informazioni ufficiali non vengono adeguatamente diffuse o comprese dal pubblico, portando a interpretazioni distorte.

L’aumento dei decessi in Europa e la questione dell’età

Durante il mio intervento, sollevai anche un’altra questione critica: l’aumento dei decessi in determinate fasce di età a livello europeo. Questo dato, altrettanto trascurato, dovrebbe essere esaminato con attenzione per comprendere meglio l’efficacia delle misure sanitarie adottate. Analizzare questi dati in modo obiettivo è essenziale per una visione più chiara degli effetti della campagna vaccinale.

Sfida finale a Non è l’Arena: il confronto con il viceministro Sileri

Intervento di Luca Teodori a Non è l’arena. Roma, Via Tiburtina. (fuori dagli studi in strada) 01 dicembre 2021

L’ultimo invito a Non è l’Arena

Fu il terzo e ultimo invito che ricevetti dalla redazione di Non è l’Arena, e guardando il video capirete il perché. Dopo due puntate precedenti in cui il livello del confronto si era alzato su temi mai trattati, tutto era pronto per uno scontro finale. Fino a quel momento, i miei interventi erano avvenuti da remoto, ma in questa occasione fui invitato in studio, dove sarebbe stato presente il viceministro alla Sanità, Pierpaolo Sileri.

Coerenza e Green Pass: un principio irrinunciabile

Accettai la sfida, disposto a percorrere 1000 km tra andata e ritorno, senza pretendere alcun rimborso né gettone di presenza. Tuttavia, dichiarai che non avrei mostrato alcun Green Pass, per coerenza con la mia posizione di contestatore. Sorprendentemente, la richiesta fu accolta: tenevano troppo allo scontro, convinti di poter vincere. Mi presentai con Paolo Sensini, saggista ed esperto di geopolitica, pronto a sostenere la mia posizione.

La sfida di Sileri: dimostrare il contrario

Dopo un breve scambio di battute, giunse quello che credevano sarebbe stato il colpo del KO. Sileri, certo della sua posizione, affermò che avevo studiato male e che, se fossi riuscito a dimostrare il contrario del suo principio “più vaccini, meno morti”, si sarebbe dimesso il giorno dopo. Avevo però i dati dalla mia parte. In India, con una copertura vaccinale del 30%, la mortalità per Covid risultava sei volte inferiore rispetto all’Italia, dove la copertura vaccinale raggiungeva l’80%. In quel momento sapevo con certezza di avere la vittoria: scientificamente, dati alla mano, avevo dimostrato il contrario di quanto sosteneva il governo, supportato dai partiti, dalle TV e dai giornali.

La reazione in studio e il mancato invito

Nonostante l’evidenza dei dati, Sileri non si dimise, e in studio il deputato Bignami di Fratelli d’Italia preferì sottolineare l’importanza dei vaccini anziché chiedere le dimissioni del viceministro. Giletti chiuse il programma con un breve saluto e da quel momento non fui più invitato. Tornai su una rete nazionale solo nel settembre 2022, a Porta a Porta con Bruno Vespa, grazie alla par condicio e forte di quasi 50.000 firme raccolte per partecipare alle elezioni del Parlamento della Repubblica.

Una sfida aperta e il potere della coerenza

Questo confronto finale a Non è l’Arena rimane una testimonianza dell’importanza della coerenza e della capacità di sostenere le proprie posizioni. La reazione del sistema mediatico, dei politici e dell’opinione pubblica evidenzia quanto sia difficile mettere in discussione una narrazione dominante, anche di fronte a dati inconfutabili.